Le decisioni prese a Glasgow non sono sufficienti, ma la direzione è quella giusta. Questa in sintesi la valutazione di Barack Obama che è arrivato in Scozia per la seconda settimana del Cop26. Greta Thunberg però non l’aspetta, ritorna a casa a studiare, ha perso già troppi giorni di scuola, pare abbia detto.
Un mancato incontro che farà discutere, icona di differenti modi di guardare al mondo, a quello che sta accadendo, al futuro che si immagina e si vuole costruire.
Il comportamento della leader del movimento Friday For Future tradisce stizza, delusione e uno stato d’animo crescente di insofferenza dei più giovani. Anche per temperamento, d’altro canto, non sopportano di essere tenute in ostaggio da discussioni ritenute eccessive e inconcludenti.
Questo modo di fare rende evidente quanto sia diverso l’atteggiamento verso il tempo. Per i leader del Cop26, almeno per quelli dei paesi più resistenti come India e Cina, il raggiungimento dell’obiettivo del Net Zero può essere pianificato in cinque decenni; per i giovani questo tempo è pazzesco e improponibile, per loro il tempo accettabile è segnato da decisioni immediate non più procrastinabili. A loro non basta che la direzione sia quella giusta, si tratta di un risultato che non riescono ad apprezzare. Hanno categorie e aspettative diverse. La loro impazienza e frustrazione è compresa da Barack Obama che loda le giovani generazioni.
Speriamo che il mancato incontro sia solo rinviato. Perché si realizzi, però, occorre che i grandi del mondo facciano diventare le giovani generazioni il loro interlocutore privilegiato, al di là degli apprezzamenti.
La vera giusta direzione è questa: cambiare prospettiva. Del resto è a loro che dobbiamo rendere conto.
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